mercoledì 1 agosto 2007

LE AREE DI CRISI IN CUI OPERANO MILITARI ITALIANI

AFGHANISTAN
E' il teatro operativo più a rischio. Secondo i servizi "non mancano indicatori di pericolosità nelle aree di responsabilità del nostro contingente: sono state ricevute molte segnalazioni di piani ostili tanto a Kabul che nella provincia occidentale di Herat", dove-continua la relazione- "si è registrato un sensibile incremento dei profili di rischio in ragione dell'afflusso di elementi jihadisti e talebani dalla provincia meridionale di Helmand". Vengono inoltre definite "di rilievo, le segnalazioni sulla crescente attività delle formazioni anticoalizione nella provincia di Farah, contigua a quella di Herat. A Farah - scrivono i Servizi - si registra l'afflusso di ribelli dalle province meridionali ed orientali, su cui si è andata stringendo la morsa delle Forze governative e Nato". Nelle province di Farah ed Herat, sotto il comando italiano, nel primo semestre 2007 si sono verificati "16 eventi terroristici significativi". In crescita, rispetto al passato."I fattori di minaccia per la missione Isaf sono destinati ad aumentare, con un persistente analogo livello di rischio per il contingente italiano".
LIBANO
La relazione accenna ad un "accentuato interesse del jihad globale a penetrare quella scena, facendo perno sulla vulnerabilità dei campi profughi". Sarebbe in atto "una strategia che pare focalizzarsi sulla diaspora palestinese e che comporta un'accentuata esposizione a rischio proprio di Unifil 2", la missione a guida italiana.
BALCANI
Qui non si sono registrati "episodi evidenti di ostilità nei confronti delle Forze multinazionali, pur a fronte di perduranti tensioni interetniche, dell'attivismo di talune organizzazioni fondamentaliste islamiche e del rischio della presenza di elementi jihadisti". I servizi guardano tuttavia con particolare attenzione al KOSOVO dove "si sono moltiplicate le segnalazioni che attestano la prontezza operativa delle formazioni estremiste armate albano-kosovare. Il dispositivo intelligence ha pertanto garantito, in continuità con il passato, un accurato monitoraggio delle realtà più sensibili al fine di prevenire ogni possibile minaccia nei confronti del contingente italiano, impegnato principalmente nella difesa dei siti religiosi ortodossi (Pec, Decani, Goradzevac)".
BOSNIA-ERZEGOVINA
Il Sismi ha colto "profili di rischio". In quest'ultimo caso "connessi alla crescente intransigenza tra i settori più estremisti delle componenti musulmana e serba".
IRAQ
La missione Antica Babilonia si è conclusa a fine 2006, ma il Sismi continua a "garantire protezione agli italiani rimasti" sul posto. "In particolare - si legge - è stata assicurata copertura informativa al personale nazionale posto alla guida del Provincial Reconstruction Team del Dhi Qar ed a quello impegnato nei settori accademico ed umanitario".