Un ordigno è esploso al passaggio di un convoglio italiano nell'ovest dell'Afghanistan. Due militari sono rimasti lievemente feriti e un veicolo Lince è stato danneggiato. L'esplosione è avvenuta sabato mattina, alle ore 11:30 locali a circa 30 km a nord di Delaram (Provincia di Farah), lungo la Valle del Gulestan. I militari italiani feriti sono stati trasportati presso l'ospedale militare della base di Camp Arena, a Herat. Appena rientrati in base gli stessi hanno informato personalmente le loro famiglie. Il ferimento degli italiani arriva solo dieci giorni dopo l'uccisione del Maresciallo Giovanni Pezzulo. Il Ministro della Difesa Arturo Parisi, fa sapere con una nota che, "appresa la notizia dell'esplosione verificatasi stamane nella Valle del Gulistan, a circa 30 km a nord di Delaram nel settore di responsabilità italiano, si è subito accertato delle condizioni di salute del personale coinvolto in ordine alle quali è stato rassicurato dal capo di Stato Maggiore della Difesa circa il carattere lieve delle lesioni riportate". Parisi, prosegue la nota, "ha avuto conferma del fatto che entrambi i militari hanno personalmente contattato i loro familiari ed ha immediatamente informato il Presidente della Repubblica ed il Presidente del Consiglio", esprimendo ai due militari "l'augurio di una pronta guarigione".
sabato 23 febbraio 2008
giovedì 21 febbraio 2008
ITALIANI ANCORA IN IRAQ

mercoledì 20 febbraio 2008
SERGENTE MAGGIORE CARMINE BASSO

PARTITA PER IL LIBANO LA FORZA MARITTIMA EUROPEA

MEDAGLIA D'ORO A EUGENIO NIGRO

martedì 19 febbraio 2008
CONSEGNATA LA BANDIERA DI GUERRA AL SOMMERGIBILE SCIRE'

ODERZO: CELEBRATI I FUNERALI DEL 1° MARESCIALLO GIOVANNI PEZZULO
Più di 2000 persone hanno dato l’addio, sabato 16 febbraio, a Giovanni Pezzulo al Duomo di Oderzo. Sono le 11:15 quando il carro funebre, partito dalla camera ardente allestita alla Caserma Mario Fiore di Motta di Livenza, arriva sul sagrato. Poco prima aveva fatto il suo ingresso nella Cattedrale il Ministro della Difesa Arturo Parisi in rappresentanza del Governo. Presenti al completo i vertici delle istituzioni civili e militari. Dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Fabrizio Castagnetti, al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gianfranco Siazzu. Una corona d’alloro del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano era stata già deposta nel Duomo. Nella Chiesa c’erano anche i Gonfaloni della Regione Veneto, della Provincia di Treviso e del Comune. Alle numerose corone di fiori già sistemate all’esterno della chiesa, se ne sono poi aggiunte altre che sono state portate con un mezzo dell’Esercito dalla Caserma Fiore. A Venezia, su disposizione del Presidente Giancarlo Galan, la Bandiera della Regione a Palazzo Balbi è stata esposta a mezz’asta in segno di lutto. All’arrivo del carro funebre, la piazza, gremita di persone, si è sciolta in un applauso mentre il picchetto di militari delle quattro Armi e della Guardia di Finanza rendeva gli onori al triplice squillo di tromba. La bara è stata portata a spalla nel Duomo da Marescialli dell’Esercito di vari Corpi che hanno lavorato con Pezzulo. A precederli il Colonnello Celestino Di Pace, Comandante del CIMIC Group South di Motta di Livenza al quale Pezzulo apparteneva. Anche il Papa Benedetto XVI ha pregato per Pezzulo. A dirlo è stato il Vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, in un breve intervento prima che cominciasse il rito. Il Monsignore ha detto di aver ricevuto una telefonata dal Vaticano in cui veniva comunicato che il Papa rivolgeva tutta la sua solidarietà alla famiglia di Pezzulo e che la assicurava nella sua preghiera in suffragio. "Giovanni ha dato il meglio di sé". E’ uno dei passaggi centrali dell’omelia pronunciata dall’Odinario Militare, Monsignor Vincenzo Pelvi. "Giovanni, ha proseguito, è rimasto vittima di un nuovo vile attentato. Ancora una volta il terrorismo, impaurito dalla solidarietà, ha manifestato il disprezzo per la vita umana. Come credere a Dio e alla sua bontà, si è chiesto, se permette una tale follia omicida?", indicando poi che "in Giovanni si è manifestato in modo supremo l’amore di Dio". Il funerale è terminato poco dopo mezzogiorno. La bara di Pezzulo viene portata sul sagrato e riposta nel carro funebre. Poco prima il Tricolore che avvolgeva il feretro era stato consegnato alla moglie. L’auto è quindi partita tra gli applausi della gente e i saluti militari alla volta del cimitero di Oderzo. Qui, dopo la tumulazione, un gruppo di amici ha fatto ascoltare "Io vagabondo" dei Nomadi, il brano tanto amato dal militare caduto in Afghanistan. Dopo le prime note, poi, in molti hanno sovrapposto la propria voce a quella del gruppo musicale. Poco prima era stata la stessa Giuseppina a salutarlo a suo modo: "Ci manchi già, vagabondo". Il Ministro della Difesa Arturo Parisi, presente ai funerali di Giovanni Pezzulo nel Duomo di Oderzo, ha ricordato il Maresciallo ucciso dai Talebani in una lettera inviata a Walter Veltroni in occasione della costituente del Partito Democratico. "Ancora una volta, ha scritto, devo prendere commiato da un Italiano che in nome dell’Italia e su mandato della Repubblica è caduto in una terra nella quale non era nato. Giovanni Pezzulo non era in Afghanistan per una scelta occasionale. Egli era lì per dar seguito alla missione alla quale aveva dedicato la sua vita. Era lì da soldato che sa che la sicurezza non è una condizione sufficiente perché la convivenza sociale deve essere riempita di tutta la ricchezza della vita, ma sa anche che senza un quadro di sicurezza nessun progetto di vita comune può essere realizzato né pensato. E per questo motivo è stato ucciso. Del mandato che noi gli avevamo affidato, del mandato che stava svolgendo, del mandato per il quale è morto Giovanni Pezzulo era orgoglioso anche perché sapeva che noi eravamo orgogliosi di lui. Ce lo ha ripetuto ancora una volta attraverso la voce di sua figlia che tutti hanno sentito. Ce lo ha ripetuto attraverso la determinazione della sua ragazza a prendere il posto del padre. Ce lo ha ripetuto attraverso la richiesta della sua famiglia di esporre alla finestra il tricolore per rendere manifesto che il loro caro era morto per l’Italia e in nome dell’Italia, e che il lutto che oggi qua celebriamo non è un lutto privato ma un lutto comune. Io sono ad Oderzo per ascoltare ancora una volta le sue parole, per ascoltarle assieme ai suoi familiari, e commilitoni. Anche se lontani io so che sono parole che ascoltiamo assieme, e assieme a tutti gli italiani".
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