sabato 23 febbraio 2008

ATTENTATO IN AFGHANISTAN: FERITI DUE ITALIANI

Un ordigno è esploso al passaggio di un convoglio italiano nell'ovest dell'Afghanistan. Due militari sono rimasti lievemente feriti e un veicolo Lince è stato danneggiato. L'esplosione è avvenuta sabato mattina, alle ore 11:30 locali a circa 30 km a nord di Delaram (Provincia di Farah), lungo la Valle del Gulestan. I militari italiani feriti sono stati trasportati presso l'ospedale militare della base di Camp Arena, a Herat. Appena rientrati in base gli stessi hanno informato personalmente le loro famiglie. Il ferimento degli italiani arriva solo dieci giorni dopo l'uccisione del Maresciallo Giovanni Pezzulo. Il Ministro della Difesa Arturo Parisi, fa sapere con una nota che, "appresa la notizia dell'esplosione verificatasi stamane nella Valle del Gulistan, a circa 30 km a nord di Delaram nel settore di responsabilità italiano, si è subito accertato delle condizioni di salute del personale coinvolto in ordine alle quali è stato rassicurato dal capo di Stato Maggiore della Difesa circa il carattere lieve delle lesioni riportate". Parisi, prosegue la nota, "ha avuto conferma del fatto che entrambi i militari hanno personalmente contattato i loro familiari ed ha immediatamente informato il Presidente della Repubblica ed il Presidente del Consiglio", esprimendo ai due militari "l'augurio di una pronta guarigione".

giovedì 21 febbraio 2008

ITALIANI ANCORA IN IRAQ

Un anno dopo il ritiro del Contingente Antica Babilonia da Nassirya, i militari italiani sono di nuovo protagonisti in Iraq, dove per i successi conseguiti nell’addestramento delle forze irachene ottengono riconoscimenti dalle autorità di Baghdad e dal comando statunitense del Generale David Petraeus. La missione addestrativa dei Carabinieri inserita nel programma NATO Training Mission-Iraq ha concluso in dicembre il corso di addestramento avanzato che ha permesso di costituire il primo Battaglione di Polizia Irachena perfettamente in grado di far fronte alle minacce di insurrezione, guerriglia e terrorismo. Un corso di otto settimane che ha riguardato 450 Agenti iracheni, selezionati dagli stessi istruttori italiani, che hanno potuto acquisire le tecniche e le tattiche adottate dai Reparti MSU (Multinational Specialied Unit) impiegati con successo dall’Arma in Bosnia, Kosovo e a Nassirya. Del ruolo dei nostri istruttori (80 Carabinieri provenienti in gran parte dai reparti della 2a Brigata Mobile incluso il Reggimento Paracadutisti Tuscania e il Gruppo d’Intervento Speciale), hanno riferito diffusamente i giornali e le televisioni irachene nonché la newsletter settimanale This Week in Iraq del Comando alleato di Baghdad che ha dedicato all’Arma la prima pagina con un articolo dal titolo “Carabinieri training Iraqi Police”.“L’obiettivo di questo corso è creare unità specializzate di polizia in grado di garantire la sicurezza in tutto l’Iraq”, ha dichiarato il Comandante della missione dell’Arma, Colonnello Parrulli, a This Week in Iraq aggiungendo che “si tratta di un addestramento specializzato utile non solo per le operazioni attuali ma anche per costruire la nuova polizia irachena”. L’esercitazione di fine corso, alla presenza del Primo Ministro Nouri Al Maliki, ha confermato le capacità operative raggiunte dal primo degli almeno otto Battaglioni di Polizia iracheni che i Carabinieri addestreranno nei prossimi due anni, come previsto dall’accordo siglato a Roma il 28 giugno scorso dai Ministri Arturo Parisi e Mohammed Jasim Al Mafriji. L’addestramento fornito dai team dell’Arma, guidati dal Tenente Colonnello Antonio Frassinetto, consente di istruire i quadri iracheni che a loro volta addestreranno altri Battaglioni di Agenti sotto la supervisione italiana. Come ha ricordato il 31 gennaio nel corso dell'inaugurazione dell'anno accademico della Scuola Ufficiali Carabinieri il Ministro della Difesa, Arturo Parisi, i Carabinieri sono ben considerati dai ''nostri alleati e dai nostri amici nel resto del mondo''. ''Poche settimane or sono, a Baghdad, ha affermato Parisi, il Generale statunitense Petraeus, parlando di fronte agli Allievi della Polizia Irachena appena qualificati dal corso di formazione condotto dai nostri Carabinieri, ha definito l'Arma “the best of the best police”. In Iraq, ha detto nel corso della cerimonia il Comandante Generale dell'Arma, Gianfrancesco Siazzu, i Carabinieri stanno portando avanti un programma di formazione dell'Iraqi National Police, ''che ha già interessato circa 900 Poliziotti''. Attività analoghe vengono condotte da circa 700 carabinieri attualmente impegnati in varie parti del mondo, dall'Afghanistan al Kosovo. Le necessità della Iraqi National Police riguardano soprattutto l’addestramento nei settori investigativo, antisommossa e antiguerriglia, compiti che Washington voleva assegnare ai carabinieri, ritenuti la migliore polizia a status militare del mondo. Nonostante il ritiro del Contingente da Nassirya, dove i nostri hanno istruito 3000 militari e 11.000 Agenti iracheni, l’Italia continua a mantenere in Iraq più circa 150 militari con compiti addestrativi e una quarantina di Carabinieri del Tuscania addetti alla sicurezza dell’ambasciata italiana. Oltre alla missione dei Carabinieri, Ufficiali iracheni studiano nelle scuole militari italiane, la Marina ha ricevuto in dono sei motovedette dismesse dalle Capitanerie di Porto, mentre a Rustamiyah, nei pressi di Baghdad, una settantina di istruttori militari italiani lavorano all’Accademia della NATO che forma i nuovi Ufficiali iracheni. Un ruolo di grande rilievo confermato dal posto di Vice Comandante della NATO Training Mission assegnato a un Generale di Divisione italiano, attualmente Alessandro Pompegnani.

mercoledì 20 febbraio 2008

SERGENTE MAGGIORE CARMINE BASSO

Il Comandante della Brigata Bersaglieri Garibaldi, Generale Vincenzo Iannuccelli, ha consegnato al Sergente Maggiore Carmine Basso, effettivo all'8° Reggimento Bersaglieri, l'attestato con il quale il Comandante delle Scuole dell'Esercito lo ha autorizzato a fregiarsi del distintivo per Comandanti di reparti ed unità dotati di mezzi corazzati. Lo speciale riconoscimento è stato conferito per la condotta tenuta dal Sottufficiale in occasione della sua partecipazione agli scontri a fuoco del 5 agosto 2004 (battaglia dei ponti) a Nassirya, ove, al comando di una coppia di VCC Dardo, contrastava, fino ad annullare, l'azione della fazione avversaria.

PARTITA PER IL LIBANO LA FORZA MARITTIMA EUROPEA

Il 20 febbraio a Taranto, sulla Portaeromobili Garibaldi, ha avuto luogo la cerimonia di attivazione della Forza Marittima Europea (EUROMARFOR). Alla cerimonia ha presenziato il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio di Squadra Paolo La Rosa, in rappresentanza del Capo di Stato Maggiore della Difesa, accompagnato dai rappresentanti militari dei paesi interessati e dall'Ammiraglio di Squadra Giuseppe Lertora, Comandante in Capo della Squadra Navale e attuale Comandante dell’EUROMARFOR. Il Gruppo Navale, composto da due navi italiane, la Fregata Espero ed il Pattugliatore d’Altura Comandante Bettica, una nave francese, la Fregata Courbet, e una spagnola, il Pattugliatore Vencedora, è al comando del Contrammiraglio Ruggiero Di Biase. Il Gruppo è partito per dislocarsi nelle acque libanesi dove si integrerà con unità navali tedesche, greche e turche per dare vita alla Forza Marittima dell‘UNIFIL (UN Interim Force in Lebanon). Le operazioni aeronavali dell’UNIFIL si estenderanno dal 1° marzo al 31 agosto del 2008 sempre sotto il comando del Contrammiraglio Ruggiero di Biase, che assumerà per l’occasione anche il ruolo di comandante della Task Force 448. La Marina Militare dopo l’Operazione Leonte ritorna ad assumere il comando di un dispositivo aeronavale per garantire la sicurezza della navigazione, in particolare del traffico mercantile, nelle acque mediorientali.Per la Forza Marittima Europea (EUROMARFOR) la missione è la prima operazione di peace-keeping sotto egida delle Nazioni Unite.

MEDAGLIA D'ORO A EUGENIO NIGRO

Con Decreto del Presidente della Repubblica del 14 febbraio 2008 è stata conferita la Medaglia d'Oro al Valor Civile alla Memoria al Caporale della Brigata Folgore Eugenio Nigro, deceduto il 6 agosto 2007 mentre tentava di domare un incendio. Ecco la motivazione dell'onorificenza: "In licenza ordinaria presso la famiglia, in occasione di un violento incendio, si prodigava con encomiabile slancio e grande determinazione nell'arginare le fiamme che minacciavano di raggiungere alcune abitazioni, perdendo nel disperato tentativo la giovane vita. Mirabile esempio di elette virtù civiche e di generoso spirito di servizio spinti fino all'estremo sacrificio. Lappano, Caserta, 6 agosto 2007"

martedì 19 febbraio 2008

CONSEGNATA LA BANDIERA DI GUERRA AL SOMMERGIBILE SCIRE'

Il Ministro della Difesa Arturo Parisi, ha partecipato a Livorno alla cerimonia di consegna alla Marina Militare del Sommergibile Scirè. Nel corso dello stesso evento, è stata anche consegnata la Bandiera di Combattimento alla nuova Unità subacquea della Marina Militare. Il Ministro Parisi, accompagnato dal Generale Vincenzo Camporini, Capo di Stato Maggiore della Difesa, è stato ricevuto dall’Ammiraglio Paolo La Rosa, Capo di Stato Maggiore della Marina, e dall’Ammiraglio Franco Paoli, Comandante in Capo del Dipartimento Marittimo di La Spezia. Alla cerimonia erano presenti, fra gli altri, il Senatore Lorenzo Forcieri, Sottosegretario di Stato alla Difesa, l’Ammiraglio Franco Pagnottella, Presidente dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, l’Ingegnere Giuseppe Bono, Amministratore Delegato di Fincantieri e numerose altre autorità religiose, civili e militari.

ODERZO: CELEBRATI I FUNERALI DEL 1° MARESCIALLO GIOVANNI PEZZULO

Più di 2000 persone hanno dato l’addio, sabato 16 febbraio, a Giovanni Pezzulo al Duomo di Oderzo. Sono le 11:15 quando il carro funebre, partito dalla camera ardente allestita alla Caserma Mario Fiore di Motta di Livenza, arriva sul sagrato. Poco prima aveva fatto il suo ingresso nella Cattedrale il Ministro della Difesa Arturo Parisi in rappresentanza del Governo. Presenti al completo i vertici delle istituzioni civili e militari. Dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Fabrizio Castagnetti, al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gianfranco Siazzu. Una corona d’alloro del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano era stata già deposta nel Duomo. Nella Chiesa c’erano anche i Gonfaloni della Regione Veneto, della Provincia di Treviso e del Comune. Alle numerose corone di fiori già sistemate all’esterno della chiesa, se ne sono poi aggiunte altre che sono state portate con un mezzo dell’Esercito dalla Caserma Fiore. A Venezia, su disposizione del Presidente Giancarlo Galan, la Bandiera della Regione a Palazzo Balbi è stata esposta a mezz’asta in segno di lutto. All’arrivo del carro funebre, la piazza, gremita di persone, si è sciolta in un applauso mentre il picchetto di militari delle quattro Armi e della Guardia di Finanza rendeva gli onori al triplice squillo di tromba. La bara è stata portata a spalla nel Duomo da Marescialli dell’Esercito di vari Corpi che hanno lavorato con Pezzulo. A precederli il Colonnello Celestino Di Pace, Comandante del CIMIC Group South di Motta di Livenza al quale Pezzulo apparteneva. Anche il Papa Benedetto XVI ha pregato per Pezzulo. A dirlo è stato il Vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, in un breve intervento prima che cominciasse il rito. Il Monsignore ha detto di aver ricevuto una telefonata dal Vaticano in cui veniva comunicato che il Papa rivolgeva tutta la sua solidarietà alla famiglia di Pezzulo e che la assicurava nella sua preghiera in suffragio. "Giovanni ha dato il meglio di sé". E’ uno dei passaggi centrali dell’omelia pronunciata dall’Odinario Militare, Monsignor Vincenzo Pelvi. "Giovanni, ha proseguito, è rimasto vittima di un nuovo vile attentato. Ancora una volta il terrorismo, impaurito dalla solidarietà, ha manifestato il disprezzo per la vita umana. Come credere a Dio e alla sua bontà, si è chiesto, se permette una tale follia omicida?", indicando poi che "in Giovanni si è manifestato in modo supremo l’amore di Dio". Il funerale è terminato poco dopo mezzogiorno. La bara di Pezzulo viene portata sul sagrato e riposta nel carro funebre. Poco prima il Tricolore che avvolgeva il feretro era stato consegnato alla moglie. L’auto è quindi partita tra gli applausi della gente e i saluti militari alla volta del cimitero di Oderzo. Qui, dopo la tumulazione, un gruppo di amici ha fatto ascoltare "Io vagabondo" dei Nomadi, il brano tanto amato dal militare caduto in Afghanistan. Dopo le prime note, poi, in molti hanno sovrapposto la propria voce a quella del gruppo musicale. Poco prima era stata la stessa Giuseppina a salutarlo a suo modo: "Ci manchi già, vagabondo". Il Ministro della Difesa Arturo Parisi, presente ai funerali di Giovanni Pezzulo nel Duomo di Oderzo, ha ricordato il Maresciallo ucciso dai Talebani in una lettera inviata a Walter Veltroni in occasione della costituente del Partito Democratico. "Ancora una volta, ha scritto, devo prendere commiato da un Italiano che in nome dell’Italia e su mandato della Repubblica è caduto in una terra nella quale non era nato. Giovanni Pezzulo non era in Afghanistan per una scelta occasionale. Egli era lì per dar seguito alla missione alla quale aveva dedicato la sua vita. Era lì da soldato che sa che la sicurezza non è una condizione sufficiente perché la convivenza sociale deve essere riempita di tutta la ricchezza della vita, ma sa anche che senza un quadro di sicurezza nessun progetto di vita comune può essere realizzato né pensato. E per questo motivo è stato ucciso. Del mandato che noi gli avevamo affidato, del mandato che stava svolgendo, del mandato per il quale è morto Giovanni Pezzulo era orgoglioso anche perché sapeva che noi eravamo orgogliosi di lui. Ce lo ha ripetuto ancora una volta attraverso la voce di sua figlia che tutti hanno sentito. Ce lo ha ripetuto attraverso la determinazione della sua ragazza a prendere il posto del padre. Ce lo ha ripetuto attraverso la richiesta della sua famiglia di esporre alla finestra il tricolore per rendere manifesto che il loro caro era morto per l’Italia e in nome dell’Italia, e che il lutto che oggi qua celebriamo non è un lutto privato ma un lutto comune. Io sono ad Oderzo per ascoltare ancora una volta le sue parole, per ascoltarle assieme ai suoi familiari, e commilitoni. Anche se lontani io so che sono parole che ascoltiamo assieme, e assieme a tutti gli italiani".