lunedì 22 ottobre 2007

ACCADEVA VENT'ANNI FA: IL 18° GRUPPO NAVALE DELLA MARINA MILITARE ITALIANA PARTIVA PER IL GOLFO PERSICO

Sono passati già venti anni da quando il 18° Gruppo Navale, comandato dall’Ammiraglio Mariani, partiva per il Golfo Persico allo scopo di garantirne la libertà di navigazione. Le fregate Grecale, Scirocco e Perseo accompagnate dalla nave rifornitrice di squadra Vesuvio partivano da Taranto per ricongiungersi in mare con i cacciamine Sapri, Vieste e Milazzo e la nave appoggio Anteo, partiti dalla base di Augusta. L'attacco dei "guardiani della rivoluzione" iraniani contro la motonave Jolly Rubino diede il via all'intervento della Marina Militare che si concluse entro la fine del 1988. Il gruppo navale attraversò il canale di Suez, percorse il Mar Rosso, effettuò una sosta tecnica a Gibuti e poi navigò l’Oceano Indiano per giungere nelle acque antistanti Kuwait e Iraq. La missione del 18° Gruppo Navale sarebbe stata seguita da altri interventi nazionali in questa delicata regione e successivamente sarebbe stata conosciuta come “Golfo Uno”. Il 18° Gruppo Navale, era costituito da una forza di protezione e supporto (fregate e unità logistiche) e da una forza contromisure mine (cacciamine), entrambe sotto stretto controllo operativo nazionale. La particolarità della missione consisteva nei compiti di scorta al naviglio mercantile e di bonifica da mine navali, in un teatro operativo ben distante dalla madrepatria; per la prima volta la Forza Armata si trovava di fronte ad un'esigenza che avrebbe richiesto il rischieramento in zona di guerra di un consistente gruppo dì unità navali, oltre all'adozione di adeguate procedure tecnico-tattiche in un ambiente con caratteristiche assolutamente nuove. Da questa prima missione, dal risultato ampiamente positivo, fu possibile trarre alcune importanti conclusioni: ne risultava in primo luogo confermata la bontà delle scelte a suo tempo operate per l'ammodernamento della flotta, il cui nucleo principale era ormai composto da unità in grado di operare a lunga distanza dalle basi con un minimo supporto logistico. Un'ulteriore conferma riguardava la validità delle soluzioni adottate per la creazione di un'efficiente e moderna componente di contromisure mine, mentre era ormai evidente l'improrogabile necessità di un terzo rifornitore di squadra. Vanno ricordati due altri importanti fattori: il primo riguarda il tipo di missione svolto dalle navi italiane, impegnate nella scorta diretta del naviglio mercantile (a differenza di altre Marine che adottarono il sistema di convogliamento del traffico) e quindi sottoposte ad un logorio superiore. Il secondo punto riguarda la mancanza di un coordinamento tattico fra i vari contingenti navali europei impegnati in zona, frutto di una mancata percezione, soprattutto in sede UEO, del più ampio significato politico in una missione tesa a salvaguardare i legittimi interessi delle nazioni.

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